Chi sono, e cosa vogliono le donne di oggi? Come sedurle, come amarle? Una indagine approfondita scandaglia il ricco, complesso e variegato universo femminile contemporaneo.
“Cherchez la femme”, si diceva un tempo, quando all’origine di qualche trama oscura si sospettava immancabilmente il “movente passionale”, l’oscuro volere di una femmina. E “cherchez la femme”, ma in un senso del tutto opposto, si potrebbe dire oggi, quando al tramonto dei ruoli sessuali tradizionali sembra quasi che la femminilità, con i suoi riti dal fascino millenario, sia un lontano ricordo. La femminilità come fragilità e forza, tenerezza e malizia, capacità di prendersi cura, d’accogliere l’uomo dopo le sue battaglie e di crescere la vita; la femminilità con il suo avvincente strumentario di simboli: dal tutù da danza al corredo, dal servizio di posate con le iniziali dei coniugi (preso per durare tutta una vita) ai tulle delle mise notturne indossate in spogliarelli segreti. La cercano, o tentano di reinventarne l’aura mistica, autori maschi come Pietrangelo Buttafuoco nel saggio “Fimmini” (Mondadori, 2010), Bruno Vespa in “Donne di Cuori” (Mondadori, 2010), Giuseppe Scaraffia in “Femme Fatale” (Vellecchi, 2009). Ma di rado la donna contemporanea riesce a riflettersi nelle loro pagine, a ritrovarsi. Perché, fatalmente, è già altrove. Chi è dunque, e cosa vuole davvero, la donna d’oggi? Perché anche se si pensa che ad esistere siano “le” donne, occorre pensare a come il femminile come ruolo abbia subito, nella nostra cultura, tali e tante evoluzioni nell’ultimo cinquantennio da stravolgere un’istituzione millenaria come la famiglia, e da proporre nuove modalità di rapporto con il maschile. E’ possibile una danza rispettosa che garantisca un godimento di sé tanto come persona sessuata, quanto come persona di valore per il partner e per il mondo sociale?
UN PO’ DI STORIA
Secondo Umberta Telfener, psicologa clinica e autrice di Ho sposato un narciso (Castelvecchi 2007), “Per capire occorre pensare a come ci abbia influenzato e a come sia cambiato, nel tempo, il “modello romantico”, nato alla fine dell’ottocento, che presupponeva la possibilità di stabilire un legame affettivo di lunga durata sulla base delle qualità intrinseche del legame stesso. Per la donna, esso implicava uno spazio privato intriso di ansia per la relazione, una pretesa d’incontro di anime, una durata “per tutta la vita”. Il modello romantico considerava la sessualità per la prima volta separata da gravidanze e parti, presupponeva una pianificazione familiare (Inghilterra 1921) e perpetuava il controllo della donna da parte dell’uomo (donna sottomessa pur di mantenere il legame). Sono poi avvenuti grandi cambiamenti sociali: la rivoluzione sessuale del ’68, l’aborto e il divorzio nel ’75 e 79, il riconoscimento dello stupro come reato nel matrimonio negli anni novanta, la diffusione delle tecniche di procreazione assistita, l’apertura all’omosessualità; nello stesso tempo si è fatta largo, nella società la necessità di un riconoscimento personale da parte degli altri (cultura del narcisismo).. Contemporaneamente si è assistito a ciò che il sociologo Zygmunt Bauman chiama la “morte del padre”: la dissoluzione dell’autorità e del super-Io della proibizione, che ha smantellato un ordine precostituito. Questi cambiamenti hanno aperto la strada ad una maggior parità, che non è ancora cosa scontata. Le donne, prima scisse tra il mito della “brava ragazza” e della “poco di buono”, adesso sentono di aver diritto alla sessualità, non considerano le storie “per sempre” e si stanno riprendendo la vita sociale e professionale oltre che amorosa. Questo le rende più forti e più pari, ma anche più sole. Alcuni uomini e donne approfittando dei cambiamenti sociali tentano di mettere in atto tra loro una nuova danza relazionale, altri si arroccano nella paura dell’altro. Tra questi ultimi, le donne non si mettono in gioco scegliendo rapporti impossibili con uomini difficili, che vogliono a tutti i costi salvare e cambiare. Gli uomini, invece, usano due strategie: si ritrovano con gli amici al bar e squalificano il femminile, rifiutando la dipendenza e non accettando il bisogno degli altri; oppure diventano “uomini della notte”, cioè dubbiosi, difesi, irrazionali, ambivalenti rispetto al sentimento e obbligati a sedurre sempre e comunque. Guardando alla relazione attuale tra uomini e donne scopriamo che, la strada è in salita: maschi e femmine cercano nel rapporto qualcosa di diverso. Gli uomini cercano collusione e complicità, le donne confronto e accudimento. Occorre allora negoziare rispetto alle aspettative attraverso il dialogo, il dirsi le cose, il chiarire i bisogni e i desideri. C’è una buona notizia in questa situazione difficile, che le donne, in quanto capaci di fare un figlio, hanno in sé la capacità di essere due, di essere custodi della relazione. E’ molto importante valutare la relazione, prestarvi attenzione, curarla come una pianta da annaffiare; anche questo è un modo per rinforzare noi stessi. Non farlo impica la perdita di un grande valore, quello dell’intimità.”
Alessia Vignali